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In nome dei pubblici ministeri

Se il Pool non avesse fatto i processi al «sistema», ma avesse individuato e distinto le diverse fattispecie e quindi le diverse responsabilità personali e politiche, sarebbe stata una grande stagione di iniziativa giudiziaria in cui l'esercizio degli elementari diritti di difesa degli imputati avrebbe impedito che si eliminasse una intera classe politica, che «si rivoltasse il paese come un calzino» secondo l'intuizione lirica del PM Davigo, che si distruggessero tutti i partiti, tranne uno. Sarebbero stati colpiti i corrotti, non la corruzione, non la politica, non si sarebbe fatta una finta rivoluzione, ma una grande operazione di giustizia.
Giuseppe Gargani è stato un politico di lungo corso, uno dei protagonisti delle vicende politiche istituzionali che hanno attraversato l'Italia nella seconda metà del secolo scorso. In nome dei pubblici ministeri è un libro scritto più di dieci anni fa - e qui riedito con alcune note introduttive aggiuntive -, ma incredibilmente attuale, sia perché le questioni giudiziarie occupano sempre più spesso le prime pagine dei giornali, sia perché a distanza di quasi trent'anni dall'inizio della stagione di Tangentopoli risulta interessante ritornare su alcuni temi cruciali di quella storia. In questo libro-intervista che copre oltre cinquant'anni di storia, Gargani non usa mezzi termini per criticare aspramente quello che chiama "il partito istituzionale dei PM", una casta che, più di quella politica, si avvale di strumenti di autoelezione e di privilegi garantiti da leggi che i vari governi non hanno mai avuto il coraggio di cambiare. Ai ragionamenti di carattere costituzionale che avevano già impegnato i protagonisti della stesura della costituente, seguono riflessioni puntuali sui passaggi cruciali di una "rivoluzione della giustizia" che ha visto via via crescere il potere dei giudici a discapito degli altri due poteri esecutivo e legislativo. La stagione di Mani Pulite, perno del volume di Gargani, ha segnato la definitiva resa della classe dirigente di fronte a una magistratura che svolgeva più inchieste che indagini, che ricorreva alla carcerazione preventiva e a testimoni come metodo per scardinare un sistema e non per punire i veri colpevoli. In nome dei pubblici ministeri è un libro-verità su un passato per molti aspetti ingombrante e tuttora irrisolto che ci aiuta anche a riflettere sulle storture oggi presenti in Italia, come l'abuso di intercettazioni, le violazioni costanti del segreto istruttorio, le inchieste capaci di sovvertire governi e di condizionare la vita democratica del paese senza garantire il processo sulle numerose indagini spesso infondate o strumentalizzate. Un libro scomodo che getta una luce inquietante sul presente e il futuro del nostro Paese.

AUTORE: Giuseppe Gargani - EDITORE: Lastaria ANNO: 2021 COLLANA: Neon PAGINE: 332 PREZZO: 14,90 ISBN: 9788899706920 Visualizza Approfondimento

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